CELLULE PARROCCHIALI DI EVANGELIZZAZIONE

ANNO PASTORALE 2006/2007

CELLULA 366: CI PARLA PIETRO (1 Pt 1, 1-2)

E' una lettera di sostegno a cristiani provati ed emarginati in un mondo pagano chiamati ad essere "pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (3,15)
Scrive a noi Pietro, anche lui chiamato, provato, caduto, rialzato dall'amore fedele di Cristo, pieno di quella speranza, dono dello Spirito Santo.
Scrive a fedeli dispersi (in originale: scelti e stranieri nella diaspora):
* stranieri: sì, siamo su questa terra col ... permesso di soggiorno, quindi in situazione di precarietà e di incertezza: ma la vita è un pezzo di strada da fare insieme, gratuitamente donato.
* pellegrini: non erranti e vagabondi senza meta, ma chiamati per nome, scelti dal Pastore la cui voce e presenza ci rassicura nel nostro cammino.
"Eravamo erranti, ma ora siamo tornati al pastore e guardiano delle nostre anime " (2,25).
-E' la meta e la guida che ci differenzia dai non credenti. E' il sentirci amati e chiamati che, come per Pietro, ci fa sentire la gioia appartenere a Cristo e a conformare la nostra vita alla sua. La gioia di saperci amati e chiamati, senza alcun nostro merito, dal Padre, santificati = trasformati dallo Spirito Santo grazie al sangue di Cristo per cui, redenti, abbiamo grazia
e pace = l' amore di Dio e la vita piena.
-Conseguenza: viviamo con il cuore del pellegrino, "libero" dalle cose, sempre grato per ciò che riceve, fiducioso nella divina Provvidenza.

PER LA CONDIVISIONE:
5) Anche noi spesso ci troviamo dispersi come cristiani nella società, negli impegni familiari e di lavoro, nei problemi di salute. ..quali sentimenti suscita in noi il pensiero che il Signore non smette di amarci per primo e di chiamarci alla comunione con se e alla salvezza?
6) Spesso pensiamo il nostro impegno cristiano e anche le nostre attività pastorali in tennini di "riuscita" e di "efficienza" e così ci "arrabbiamo" o ci "sconfortiamo" quando essi non sono accolti dalla mentalità comune. Siamo coscienti che anche nella nostra vita cristiana e nel nostro apostolato vale la logica della croce?
7) Il cristiano è un pellegrino e non un vagabondo. Noi abbiamo una meta, un traguardo da raggiungere? O il nostro è un correre inutile, sfibrante, vuoto?
8) Ciò che trasfoffila l'errare in pellegrinare è il sentirsi chiamati per nome, attratti da una voce. Come e quando sentiamo "la voce" di Chi ci chiama? Ci sentiamo da Lui eletti, amati e cercati?

Messina, 4/12/2006
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